Monostici poesie 2019-2022

Enzo Minarelli

Monostici

poesie 2019-2022

Archae Editions New York

2023

Dei Monostici si può dire ciò che Rilke ebbe a commentare sulle mele dipinte da Cézanne, “inafferrabili (o anche incomprensibili) se proprio si vuole, eppure tangibili”, esprimendo così con questo ossimoro tutta la sua ammirazione verso il maestro francese.

Forse il vero poeta è colui che continua a scrivere ben sapendo che le sue poesie non raggiungeranno mai le anime per le quali sono state composte.

Se quel che leggi di tuo ti soddisfa, segno che sei vuoto, se ti delude spera (Camillo Sbarbaro)

NOTA DELL’AUTORE

La linea guida spetta all’aforisma less is more (Mies van der Rohe ), perciò dopo aver incrociato sia la terzina (Sterzine, 2014) che il distico (Distici distanti, 2019), era prevedibile che mi spingessi fino all’estremo limite. Tuttavia, per quanto minuscolo questo versificare possa sembrare, mi ha permesso, una volta introiettata la tecnica, di trasformarlo in maiuscolo.

Se si accetta che la poesia autentica è un cammino, ciascun tratto monostico rappresenta un punto di partenza per intraprenderne la lettura, di fatto il viaggio può iniziare da qualsiasi parte perché ognuno fa storia a sé.

Io stesso, visto che l’ho appena menzionata, son ricorso alla lettura, ad alta voce però, per risolvere i problemi che sono sorti durante le varie stesure.

Basta prestar attenzione a come una persona parla per capire se è paurosa o audace, decisa o incerta, ragion per cui io consiglio a chi si accinge a leggere i Monostici di abbandonare la lettura silenziosa nella quiete della mente per iniziare a mormorare, se non proprio ad interpretare oralmente il verso. Così facendo si percepirà meglio, spero in modo più immediato, laddove esso è indirizzato perché esiste sempre, sotto traccia o no, una meta cui tendere.

Mi prefiguro il mono-poema come una freccia scoccata verso un determinato bersaglio, con un predefinito modulo che varia dal dettaglio alla riflessione, dalla descrizione al concetto, dalla sensazione alla visione, dalla micro storia allo statement, plasmandolo fin tanto che resta sotto il mio vigile controllo.

Una volta licenziato, esso assomiglia al classico messaggio in bottiglia lanciato nell’oceano.

Eppur bisogna, lungo questo accidentato procedere, fare i conti sempre con il materiale grezzo del poetare, quello che Foscolo definiva mercantile ed itinerario. Allorché se la parola fosse acqua, ci ripulirebbe il cervello, se fosse aria la respireremmo avidamente, se fosse fuoco ci brucerebbe come di fatto avviene, ma essendo femmina va ad ogni buon conto amata.

Poeta, dunque, sarà colui che oltre a sentirla, sa vederla e soprattutto renderla trasfigurandola a tutto tondo.

Questo processo presuppone una prima tappa che sancisce assuefazione fino all’indifferenza verso il significato letterale onde inchiavardare nella sequenza del monoverso quel senso volutamente diverso rispetto a quello convenzionale. In questa seconda fase, che è poi la più eccitante dal punto di vista creativo, avviene quella trasformazione dal minuscolo al maiuscolo di cui scrivevo sopra, mutazione che richiama l’operare alchemico.

Intendo tuttavia ribadire che il monoverso pur nell’intrinseca ristrettezza metrica, [un doppio endecasillabo], è in grado di coinvolgere molteplici entità, un universo in un verso univoco, altresì plurivoco dove sarebbe tremendamente facile smarrire il filo del discorso senza l’ausilio di ferree regole.

Nell’allestire una coerenza lessicale, un cromatismo linguistico che lo colori indelebilmente, non ho trascurato una ricerca capillare verso lemmi spesso accantonati.

Le cose da dire albergano dentro il poeta, probabilmente non sono così eclatanti né così dissimili da un normale individuo che ha vissuto questi anni nefasti, nel momento in cui le esprime, il linguaggio gli toglie quella patina d’intimità, necessario atto al fine di ricercare la forma giusta.

Se chi legge troverà il migliaio di monostici troppo oscuri, vorrà dire che ho debordato nella poesia mistica o trobadorica, se invece li accoglierà come un surrogato scontato di banalità, allora significa che ho allungato i tentacoli verbali verso la poesia del quotidiano, quella delle tanto decantate occasioni, in entrambi i casi, ed è ciò che mi salva, mi sono dilettato a piegare ai miei esplicitati fini uno strumento che di per sé sfugge ad ogni definizione.

 

aprile-agosto 2022

Volumi pubblicati nella collana AG Classics (a)
Volumi pubblicati nella collana AG Classics (b)
Enzo Minarelli
gaspare.palmeri@raizen.it