Un robot umano
Torno ad occuparmi di Frédéric Acquaviva dopo averlo fatto per l’allargamento dell’archivio multimediale La Voce Regina https://www.lavoceregina.it/la-voce-regina-1/poesia-sonora-polipoesia/profile-profiles-b69013 poco tempo fa.
Questa volta ho analizzato un corpus ancor più ampio a dimostrazione di un artista prolifico come un vulcano in continua eruzione. Cominciamo con i tre CD di Lore Ipsum (2015) per voci ed elettronica, affascinante esempio di ricerca sperimentale, il gorgheggio rarefatto e flessuoso della mezzo soprano Loré Lixenberg supera per varietà ed inventiva le armonie oramai storicizzate e consolidate del duo Berio-Berberian, in virtù di un impianto elettronico che galvanizza il prodotto rendendolo appetibile sia per i cultori di un bruitisme acustico che per gli amanti del bel canto.
In [seminal], for speakerine (Orlan), voci, orchestra ed elettronica, siamo messi di fronte alle malafatte della società dei consumi. Il rumore prodotto dalle nostre beneamate città è cresciuto esponenzialmente nell’ultimo secolo, basta verificare il vertiginoso aumento dei decibel che hanno dovuto adottare le sirene delle ambulanze o le auto della polizia per farsi udire in mezzo al caotico traffico dei nostri centri superaffollati. Il progetto, veramente ambizioso, contempla, come scritto, la voce di Orlan in veste narrante di una serie ineluttabile di eventi cosmici che portano alla distruzione di tutto l’universo, nel contempo conta la incredibile capacità di Frédéric di miscelare, coniugare, congiungere, confluire oltre un centinaio di artisti-musicisti che hanno collaborato con una semplice nota. Una sensazione soffocante di incipiente catastrofe incombe su questo lungo brano, la voce di Orlan per quanto bassa e rassicurante aggiunge ancor più pathos alla già evidente tragedia. L’idea di far dialogare la voce con quanto viene sfornato dalla pancia urbana di Parigi e Londra assomiglia molto alla lotta tra un Davide e Golia, o se preferite tra un titano e un bambino. Qui, come nelle buone favole, il debole vince, infatti alla fine il vociferare parole poetiche finisce per avere la meglio su un panorama rumorico teso all’annientamento totale. Frédéric capovolge l’operazione già tentata da Cage con il treno (Bologna- Porretta 1978) dove la musicalità era data dall’ambiente ferroviario opportunamente amplificato.